Relatività

Relatività R. – Energia o massa relativistica?

PREMESSA:  Considerato che la massa (energia) relativistica viene definita come il prodotto della massa  a riposo mo per il fattore di Lorentz γ:  m = mo*ϒ    (con γ = 1/(1-v²/c²)½) e che per la Teoria della Relatività Ristretta (R.R.) un corpo in moto è soggetto ad una contrazione lungo la direzione del moto, secondo la legge di Lorentz :   L’ = L*(1-v²/c²)½;  si può ipotizzare che l‘incremento di energia relativistica sia il lavoro di compressione necessario a creare la contrazione relativistica di Lorentz? 

 Consideriamo un recipiente di forma cubica  di lati L=1 fermo con all’interno del gas. Se indichiamo con m*vi la quantità di moto di una generica particella i, lungo l’asse X, la forza F che la particella esercita sulla parete ortogonale all’asse X è data dalla variazione della quantità di moto dP = 2*m*vi (si ipotizza l’urto elastico) fra due urti consecutivi nell’unità di tempo dt ossia: F = dP/dt.  Indicato con Δt = 2*L/vi il tempo fra due urti consecutivi sulla parete, la forza è:

Fx = dP/Δt  = 2m*vi/(2L/vi) = m*vi²/L  (1)

Supponiamo adesso  che il recipiente si metta in moto lungo  x  con velocità relativistica v, per la R.R. lo spazio lungo x subisce la contrazione (posto c=1)     K = (1-v²)^½  ⇒  L’x = L*k.

  La (1) diventa: F‘x = m*vi²/(L*k) = Fx/k  (1a)        

Se si moltiplica la (1a) per L si ricava la variazione dell’energia in funzione della velocità v, ossia della contrazione k : E’ =  F’x*L=  m*vi²/k = E/k  (1b)

Dalla (1b) si può ipotizzare che l’aumento  dell’energia relativistica E sia dovuto al lavoro necessario per  produrre la contrazioni del corpo e che la massa m rimane costante.  

 Si può supporre che l’energia E sia necessaria a comprimere lo spazio- tempo (il vuoto tra le particelle), e che lo spazio-tempo abbia proprietà elastiche?

Si riporta la relazione dell’energia relativistica:    W = (m*c²)/k – m*c² = E/k – E  la 1ª parte esprime l’energia (relativistica) del corpo in moto, la 2ª parte l’energia del corpo in quiete.

Principio di Minima Azione e Relatività

 SPAZIO-TEMPO E RELATIVITA’

 La teoria della relatività considera come variabili lo spazio e il tempo e  pone le 2 condizioni :

  1. Le leggi della fisica sono uguali per tutti i sistemi di rifermento inerziali;
  2. La velocità della luce nel vuoto è la stessa in tutti i sistemi di riferimento inerziali.

Dilatazione del tempo t’. Per il sistema S’ in moto in direzione x, si ha la dilatazione del tempo:     dt’  = dt/(1- v2/ c2)1/2       se poniamo       (1- v2/ c2)1/2 = γ      si scrive     dt’ = dt / γ

Contrazione dello spazio x’.  la contrazione dello spazio lungo la direzione del moto x è:  dx’ = dx*(1- v2/ c2)1/2            da cui             dx’ = dx* γ .

Si osserva che il prodotto spazio*tempo dx’*dt’ non varia con la velocità, ossia dx’* dt’ = dx*dt *γ/γ = dx*dt = costante. Cioè la dilatazione temporale viene compensata dalla contrazione spaziale.  Si osserva, inoltre, che mentre il tempo dt non dipende dalla direzione spaziale, lo spazio ds  dipende dalla direzione, in quanto la contrazione risulta massima nella direzione del moto x mentre è nulla nella direzione ortogonale al moto y. In particolare al variare della direzione lo spazio ds (così come lo spazio*tempo ds*dt),  descrive nel piano un ellisse (ellissoidi nello spazio), con asse minore nella direzione del moto  e asse maggiore nella direzione ortogonale al moto. Nello spazio x,y con moto lungo x  il valore del tempo può essere rappresentato con un cerchio di raggio dilatato  t/γ, mentre il valore dello spazio con una ellisse avente l’asse x contratto dx*γ. Il valore spazio*tempo, pertanto, resta invariato solo lungo la direzione del moto, mentre aumenta nelle altre direzioni, in particolare nella direzione ortogonale al moto (vedi figura).ST e PMA(1)

 Cioè: In un sistema inerziale la grandezza vettoriale spazio*tempo ds*dt resta costante e minima solo lungo la direzione del moto.

  PRINCIPIO DI MINIMA AZIONE 

Consideriamo adesso il Principio di Minima Azione, questo principio asserisce che: la traiettoria percorsa dal corpo è quella per cui l’azione S risulta minima, cioè  il prodotto Forza*Spostamento*Tempo è minimo, ossia:   Smin = F*ds*dt .  Per il moto inerziale, poiché la forza è nulla, possiamo sopporre che l’azione S risulti minima quando è minimo lo spazio*tempo ds*dt.  Ricordando quanto detto sopra in merito al variare della grandezza spazio*tempo ds*dt  secondo la Teoria della Relatività essa risulta minima nella direzione del moto. Possiamo supporre cioè che: la Teoria della Relatività  ed il Principio di Minima Azione siano aspetti diversi di una stessa legge.  Se definiamo il   vettore spazio*tempo avente come modulo il prodotto spazio*tempo e direzione e verso quella del moto, possiamo ritenere che: un corpo percorre un moto rettilineo uniforme lungo la direzione in cui il vettore spazio*tempo ha valore minimo, con una velocità proporzionale al  suddetto vettore.  Potremmo pensare cioè che i corpi si muovano su dei binari dello spazio-tempo.

Relatività Generale. Consideriamo adesso un corpo in moto con accelerazione costante. Ricordiamo il Principio di Minima Azione: la traiettoria percorsa dal corpo è la traiettoria con azione minima:   Smin = F*ds*dt.  Se consideriamo un corpo  soggetto  alla forza di gravità, la sua accelerazione  non dipende dalla sua massa (mentre Galileo aveva dedotto che la piuma e il martello cadono con la stessa accelerazione, Newton non chiariva in che modo i corpi si attraessero attraverso il vuoto. Ancora una volta è la  luce con la sua velocità costante a “chiarire” la questione.   Come per i sistemi inerziali  anche per i sistemi accelerati si è ricavato il legame spazio*tempo  in funzione dell’accelerazione.        Considerando costante la velocità della luce,  si possono rilevare i tempi degli orologi in funzione dell’accelerazione e del luogo.       La genialità di Einstein si è manifestata nell’uguagliare l’energia gravitazionale con l’energia cinetica  G*M*m/r = 1/2*mvda essa si può ricavare la velocità  v = 2*G*M/r funzione della gravità , che per la R.R. deforma lo spazio*tempo. Come nella R.R. anche nella R.G. il corpo viene, quindi, ad essere immerso  in uno spazio*tempo  deformato in cui è  inglobata la forza di gravità.  Anche qui varrebbe il  valore del vettore spazio*tempo ds*dt  minimo. La geodetica che ha natura cinematica costituisce la minima lunghezza nello spazio*tempo equivale al principio di minima azione che ha natura dinamica.

   P.S.: La grandezza ds*dt  nello spazio*tempo x,y,z,t può essere rappresentato con un ellissoide simmetrico rispetto all’asse x schiacciato lungo tale direzione,  e descritto matematicamente con un tensore.

Consideriamo, adesso, il fenomeno della rifrazione. Quando la luce passa dal vuoto ad un mezzo con indice di rifrazione maggiore, essa diminuisce la sua velocità ed accorcia la sua lunghezza d’onda. Poiché il rallentamento della luce può interpretarsi come rallentamento (dilatazione del temporale), se calcoliamo la grandezza prodotto di tale dilatazione temporale e per la contrazione della lunghezza d’onda  (contrazione spaziale)  si nota che tale grandezza rimane costante. Cioè il vettore spazio*tempo rimane costante anche se la luce varia la sua velocità (ad esempio da un mezzo ad un altro). Per tale motivo ritengo che debba essere considerata invariante la grandezza spazio*tempo e non la velocità della luce.

Vedremo come sia possibile interpretare in maniera diversa la R.R. mediante l’invarianza del vettore spazio*tempo.

Ipotesi sulle onde stazionarie di materia

Le difficoltà di interpretazione della meccanica quantistica

Sebbene la meccanica quantistica abbia compiuto più di un secolo non si ha, ancora, una interpretazione chiara e univocadei fenomeni quantistici.

Questa meccanica, nata con la scoperta del quanto h, viene studiata mediante l’equazione di Schrӧdinger ossia la funzione d’onda ψ.

Inizialmente Schrӧdinger aveva proposto un’interpretazione reale della funzione ψ, considerando l’elettrone composto da un pacchetto d’onde di carica totale –e. Questa interpretazione fu subito criticata e scartata poiché si è ritenuto che il pacchetto d’onde non possedesse la coesione necessaria per descrivere l’indivisibilità della carica dell’elettrone.

All’interpretazione della funzione d’onda reale (di Schrӧdinger) prevalse quindi, l’interpretazione della funzione d’onda di probabilità (di Born).

OndediMateria

Onde di Materia

Tale interpretazione probabilistica della funzione d’onda, oltre a dare inizio ad una concezione sempre più astratta della realtà, non dà delle spiegazioni soddisfacenti a numerosi risultati sperimentali. Ritengo, a mio avviso, che si debba approfondire l’interpretazione reale della funzione d’onda con il suo pacchetto d’onde.

Interpretazione della meccanica quantistica come pacchetto onde stazionarie: Ipotesi Onde stazionarie di materia.